( continuazione...) 

 

Ecco dove si è immerso alla fin fine anche il figlio di Dio, con l’incarnazione, lui con tutta la sua “buona notizia”, con il regno annunciato in parole e gesti: dentro un sepolcro, dentro il buio assoluto. Scrivo dal Guatemala, dove da tredici anni ci sforziamo di spargere semi di risurrezione fra bambini schiavi, chini tutto il giorno a costruire petardi e fuochi artificiali (www.sullastradaonlus.it).

 

Scrivo dal Guatemala, violentato Paese del Centro America e per questo fra i più violenti al mondo. Nella classifica dei Paesi più violenti, fra i primi dieci ci sono il Guatemala e altri due piccoli paesi del piccolissimo Centro America. Certamente perché quest’ultimo è sempre stato “el patio trasero” (“il cortile”) dell’impero statunitense. Con lo sfruttamento spietato delle sue terre e della sua gente e con la famigerata “Escuela de las Amèricas”, la logica di quello, come di qualsiasi impero, ha iniettato in questo angolo di mondo, con la violenza dominante, talmente tanto odio e sete di vendetta, che ancora oggi stillano abbondanti dalle sue vene aperte. La tendenza a risolvere “con la mano dura” qualsiasi problema, sotterra il popolo dentro la tomba della rassegnazione. Qui abbondano le sette - evangeliche e cattoliche - che inneggiano alla sola preghiera carismatica, con la conseguente lettura fondamentalista della Bibbia. Anche questo rende conformista il popolo.

 

Se allarghiamo gli orizzonti, vediamo che la realtà grave e densa che viviamo è l’annientamento, perseguito scientemente, dell’umanità “in esubero” e della Sacra Madre Terra da parte dell’attuale sistema neoliberista. Con la sua carica di menzogna, di rapina e di morte, esso è giunto alla sua pienezza. Sembra di vivere le stesse condizioni che diedero la possibilità al Cristo di rivelarsi: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio...» (Gai 4,4). Il Vangelo, allora, ci provoca con un’annotazione apparentemente solo cronologica: «Dopo il sabato».

 

«Dopo il sabato»: la creazione, con la rivelazione connessa, non finisce al settimo giorno (cioè non finisce col riposo né con la tomba) ma continua. La Risurrezione attesta che Dio dà alla luce cose sempre nuove. Anche oggi. La novità diventa la norma di Dio. «Dopo il sabato»: la risurrezione comporta troppe novità per chiuderci dentro al già noto, al già detto. Quest’ultimo riceve il suo significato e la sua pienezza soltanto alla luce della risurrezione. «Alla luce della risurrezione la realtà si può comprendere come la presenza della trascendenza nella storia» (Ignacio Ellacuna). Perciò, come la vita, anche la risurrezione ora è insita nella natura umana. E come possiamo dare vita, così, se siamo risorti con Cristo, veniamo fatti capaci di risuscitare questa nostra realtà che sembra morta.

 

Se il bene si rivela in pienezza nella pienezza del male, allora, anche per noi, non tarderà a venire, accadrà presto la risurrezione.