Cinesi in Italia tra business, economia e illegalità

Molti cittadini sono clandestini, altri si dedicano ad attività illegali con la protezione della mafia cinese, preoccupa lo sfruttamento di uomini e donne che sfugge ad ogni controllo

di Alberto Giannino


Una volta era consuetudine affermare che la cultura dell’avere fosse in auge solo in Occidente. Ora bisogna correggere il tiro: la cultura dell’avere è sì diffusa in Occidente, ma praticata anche da cittadini orientali. In particolare da cinesi, i quali non dedicano più le loro attività alla raffinata creazione di porcellana o del vasellame d’argento coi tipici motivi di peonie e fiori di loto, oppure all’agricoltura (frumento, orzo, mais, avena, soia): ora sono degli imprenditori veri e propri, dei business man… ma all’estero. Più precisamente in Italia, dove, notoriamente, i controlli per cielo, mare e terra lasciano ampiamente a desiderare. E cosi negli ultimi anni sono arrivati in Italia dai Balcani e da Malta 100.000 cinesi, che risultano residenti regolari, con l’obiettivo di fare soldi e che, indirettamente, mettono in ginocchio la nostra economia. Senza contare che la nostra polizia continua ad espellerne ogni anno ufficialmente 5mila, in quanto clandestini, il che significa che ci sono almeno altri 50.000 clandestini nascosti in appartamenti dove spesso vivono, in pochi metri quadrati, anche in 12 persone


Il sistema politico cinese si basa sull’ideologia comunista che, tra l’altro, non prevede la cultura dell’avere, casomai quella della solidarietà, ma evidentemente il Manifesto di Marx ed Engels del 1848 l’hanno messo definitivamente in soffitta quando hanno scoperto che il business in Italia rende, e molto. Cosi la mafia cinese (le Triadi), che ha le sue basi ad Hong Kong e nell'Isola di Taiwan, spedisce in Italia centinaia di uomini e donne dediti alla ristorazione, al tessile e all’abbigliamento, al settore del pellame, ai giocattoli, all’industria orafa, alla produzione di scarpe da ginnastica, tute, maglioni, camicie, borse, valigie, bigiotteria, porcellana, materiale per la casa, alla gestione di internet cafè. Gli italiani che hanno la sfortuna di avere un negozio accanto al loro devono chiudere perché la “concorrenza sleale” dei cinesi, che applicano prezzi sotto costo, induce i clienti ad andare solo nei loro negozi. E cosi ristoratori italiani, commercianti, piccoli imprenditori, agricoltori, sono costretti a chiudere la loro attività dopo anni di lavoro onesto. E lo Stato cosa fa? I nostri fanno bancarotta, i cinesi, spesso diretti dalla mafia del loro Paese, accumulano denaro fresco da riciclare in altre attività in Europa, negli Stati Uniti e in Australia, soprattutto nell’acquisto di ristoranti e attività alberghiere.

Il problema, adesso, è tutto nostro, è tutto italiano e dell’Unione Europea. Una cosa è certa: questa situazione non è più sostenibile per molti lavoratori italiani, costretti a chiudere l’attività e a vendere l’impresa di famiglia. Lo Stato deve fronteggiare la situazione, da un lato controllando le frontiere e l‘interno, dove ci risulta vivano molti irregolari, soprattutto nelle città di Prato, Biella, Vicenza, Busto Arsizio e Gallarate, ma anche in Veneto, Emilia, Marche, Lazio e Campania. Dall'altro lato, in sede europea, bisogna bloccare questo traffico (o tratta) di uomini e donne contadine che le Triadi tolgono dai loro villaggi per farli lavorare per il proprio tornaconto. Triadi che hanno scoperto un Occidente ricco e opulento in cui fare affari miliardari, per poi rispedire in Cina questi contadini a produrre nuovamente riso, thè, tabacco, cotone, inta, canapa e lino, proseguendo il loro sfruttamento.

Quanti affiliati alle Triadi ci sono in Italia? Quanti arresti hanno eseguito le forze dell'Ordine per reati vari e quante attività illegali hanno chiuso? I Servizi di Sicurezza che si occupano dell'estero, attraverso il Direttore dell' AISE (l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Adriano Santini, hanno rivelato dati preoccupanti sugli arrivi clandestini dalla Cina che sfuggono ad ogni controllo, e sulle attività illecite dei cinesi: contrabbando, prostituzione, introduzione di container pieni di merci contraffatte, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Santini, generale di Corpo d’Armata, ha parlato anche delle Triadi, e della loro alleanza di quest' ultime con la Camorra per riscuotere il pizzo per conto dei vari clan nei negozi italiani.

Adesso ci aspettiamo dal Ministro dell'Interno una risposta adeguata, ferma e risoluta. Noi eravamo abituati a pensare ai cinesi come a persone gentili e affidabili, ma la cultura del profitto li ha cambiati: si sono chiusi, sono diventati ermetici e duri (specie se affiliati alle Triadi), dediti al denaro, al profitto e all’avere. Facciamo presto, attuiamo una politica più aggressiva del made in Italy prima che per le nostre famiglie, per le nostre aziende e per il nostro Paese sia troppo davvero troppo tardi.

 

Scrivi commento

Commenti: 0