L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), secondo quanto riferito dall’agenzia Zenit, ha effettuato un’indagine sulla situazione della schiavitù nell’Unione Europea.
Radio Vaticana - Dai dati emersi sarebbero quasi un milione, soprattutto donne, le persone ridotte in schiavitù per sfruttamento sessuale (270mila) o lavoro forzato (670mila). Ci sono, inoltre, migliaia di adulti e bambini costretti ad esercitare attività illecite come ad esempio l’accattonaggio. Provengono dall’Asia, dall’Africa e dell’Europa centrale e sudorientale le donne che vengono sfruttate in traffici di matrice sessuale, mentre al lavoro forzato sono obbligati soprattutto cittadini comunitari, impiegati in settori agricoli, edilizi, manifatturieri e domestici. Beate Andrees, direttore del programma dell’Ilo contro il lavoro forzato, ha spiegato che “le vittime sono ingannate con false offerte di lavoro, per poi scoprire che le condizioni sono peggiori di quello che speravano” e ha sottolineato che sono tanti coloro che, essendo immigrati irregolari, non hanno potere contrattuale. Secondo il direttore, il fenomeno è in crescita, soprattutto a causa della crisi economica che rende le persone più vulnerabili agli abusi.
L’agenzia dell’Onu ha ricordato che l’Unione Europea sta cercando di unificare gli sforzi per combattere la drammatica situazione, e l’Ilo stessa ha lavorato in collaborazione con i governi di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Portogallo e Romania per indagare sui meccanismi di reclutamento, truffe e abusi. Nonostante i sensibili progressi effettuati e l’aumento della capacità degli ispettori del lavoro, in alcuni Paesi, a segnalare casi di lavoro forzato, Andrees ha sottolineato che “non si perseguono ancora in modo adeguato gli individui responsabili di tante sofferenze inflitte ad un numero tanto alto di persone”.
Scrivi commento